Dopo la presentazione a marzo alla Biblioteca Sormani a Milano, il piccolo testo che contiene scritti di Francesco Saverio Nitti e Giustino Fortunato sul flagello della malaria nell’Italia a cavallo tra ’800 e ’900 e la salvifica gratuita distribuzione del chinino di Stato (“La divina droga“, promosso nella collana Fronteretro dalla Fondazione “Ivo de Carneri”) trova a Melfi l’occasione di presentazione e discussione nel territorio di riferimento. Proprio il Vulture Melfese che fu area di particolare incidenza della patologia malarica e anche territorio di nascita di Fortunato( Rionero in Vulture, 1848) e di Nitti ( Melfi, 1868).
Ha organizzato la presentazione al Centro culturale Nitti di Melfi – come sempre vivamente partecipato dai cittadini – la Associazione Nitti con il patrocinio del Comune di Melfi e in collaborazione con le due Fondazioni che si richiamano allo stesso Nitti e a Giustino Fortunato. Dopo i saluti dell’assessore del Comune di Melfi Alessandro Panico e del direttore della Associazione Nitti Gianluca Tartaglia, sono intervenuti il prof. Stefano
Rolando (presidente della Fondazione Nitti), la dott.ssa Valeria Carozzi ( della Fondazione Ivo de Carneri, curatrice della pubblicazione ), il prof. Luigi Musella (storico contemporaneista della Università Federico II di Napoli, indicato dalla Fondazione Fortunato).
“Anche se i problemi sociali, sanitari e civili dell’Italia cambiano nome nel corso del tempo – ha affermato il presidente della Fondazione Nitti Stefano Rolando- il metodo per essere affrontati dipende sempre dalla qualità istruttoria e di governo delle classi dirigenti e dalla consapevolezza dei cittadini. Da qui la lezione di modernità e di impegno civile che si trae dalle pagine di Nitti e Fortunato e il senso attuale della pubblicazione presentata”.
Secondo Valeria Carozzi (Fondazione De Carneri) “lo sguardo al mondo che il nostro tempo rende obbligatorio ci porta comunque a confrontarci con criticità che hanno riscontro nella nostra storia. Il libro ci offre spunti che restano validi come patrimonio scientifico, morale e culturale“.
“La specificità meridionale del flagello della malaria – ha dichiarato Luigi Musella (Università di Napoli)- rende evidente ciò che acuti analisti del nostro Mezzogiorno, come Rossi Doria, avevano individuato nella povertà del territorio soprattutto in relazione alla criticità idrica. Fortunato e Nitti resero possibile la chiarezza delle cause e in particolare Nitti l’elaborazione di soluzioni innovative inquadrate in una politica di modernizzazione che resta ancora una priorità“.