La Fondazione “Francesco Saverio Nitti” insieme all’Associazione Nitti di Melfi, ricordano la figura di Giorgio Napolitano nel giorno della sua scomparsa, a 98 anni, dopo una vita intensa e rigorosa che ne ha fatto un protagonista originale di una visione europeista e riformatrice rappresentando un’anima moderna della cultura politica italiana e al tempo stesso un esponente riconosciuto della connessione tra politica e cultura e delle istanze innovative del meridionalismo italiano.
Giorgio Napolitano si era laureato in Giurisprudenza nel 1947 alla Federico II di Napoli con una tesi di economia politica dal titolo “Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l’Unità e la legge speciale per Napoli del 1904”. Legge della quale, come ha ricordato in uno studio recente Donato Verrastro, Nitti fu ispiratore ed estensore di fatto e soprattutto animatore dei “laboratori speciali” che ne seguirono.
A fianco di Giorgio Amendola, Napolitano fu amico fin dalla gioventù con la famiglia Nitti, in sodalizio personale con Giampaolo Nitti e seguì con favore e attenzione la costituzione della Fondazione intitolata a Nitti e i suoi sviluppi. La fotografia qui acclusa ricorda l’udienza in Quirinale del 29 novembre 2009 con Stefano Rolando presidente della Fondazione, Patrizia Nitti presidente dell’Associazione e Fabrizio Barca, al tempo membro del cda e del comitato scientifico (in rappresentanza del Ministero del Tesoro di cui era direttore generale), per la presentazione dei programmi soprattutto di alta formazione che erano stati immaginati e poi avviati presso Villa Nitti ad Acquafredda di Maratea.
Ebbe parole di incoraggiamento per le iniziative della Fondazione e dell’Associazione partecipando da presidente della Repubblica al convegno “Mezzogiorno e unità nazionale – verso il 150° dell’Unità d’Italia” promosso dalla Fondazione Giustino Fortunato a Rionero in Vulture il 3 ottobre del 2009 ricordando, tra l’altro, come spesso fece in allocuzioni pubbliche, il ruolo dei maggiori meridionalisti italiani.
Nell’occasione disse: “Certo l’unificazione politica che si era conseguita nel 1860-61 si era trovata a dover fare i conti con “uno strano dualismo”, diceva Fortunato, con ”una fatale divisione che si era andata via via accentuando tra il Settentrione e il Mezzogiorno”, e di cui Galasso ha colto le origini in secoli lontani, dandoci ora una felice sintesi di un lungo percorso storico. E venendo al dopo 1860, Galasso ci ha ricordato come Fortunato pose l’accento sulle cause obbiettive di quel divario, sfatando la leggenda di una presunta ricchezza naturale del Mezzogiorno, e nello stesso tempo denunciò il peso che su di esso fece gravare, dopo l’Unità, il giovane Stato unitario attraverso “la doppia soma di un carico tributario enorme e di un regime doganale proibitivo”. Questo filone di denuncia fu poi portato avanti, in particolare, da Francesco Saverio Nitti”.
E nel maggio del 2012 rivolse dal Quirinale un importante messaggio alla Fondazione impegnata “a far accadere le cose” che aveva programmato:
“Esprimo un vivo apprezzamento per l’attività della Fondazione che, intitolata a Francesco Saverio Nitti, onora l’eredità del grande studioso e illustre uomo politico, contribuendo alla formazione di una nuova classe dirigente di giovani laureati meridionali di particolare talento. Come ho sottolineato in più occasioni, l’innalzamento degli standard formativi nel Mezzogiorno e la valorizzazione del capitale umano di cui esso è ricco sono condizione imprescindibile per lo sviluppo dell’intera Italia. Solo investendo sulle migliori risorse ed energie del Paese, e in particolare su quelle del Sud, finora lungamente sottoutilizzate, sarà possibile superare le attuali difficoltà di ordine economico e sociale e offrire una prospettiva di rilancio e di crescita sul piano nazionale. È pertanto con vivo compiacimento che formulo un caloroso augurio ai giovani che oggi si apprestano a proseguire il loro percorso lavorativo con un bagaglio culturale e professionale significativamente arricchito“.
Come ha detto il presidente Mattarella alla notizia della scomparsa del suo predecessore: “nella vita di Giorgio Napolitano si specchia larga parte della storia della seconda metà del Novecento, con i suoi drammi, la sua complessità, i suoi traguardi, le sue speranze”.
Una sintesi sulla coincidenza dei sentimenti civili che riguarda le grandi figure della nostra rappresentanza collettiva e al tempo stesso la vasta filiera – dalle istituzioni nazionali e territoriali alle piccole comunità di impegno nei territori – che ci porta a riconoscere e distinguere, senza giudizi sommari, chi ha operato nell’interesse comune e per una difficile ma progressiva evoluzione dei valori costituzionali.